Approfondimento: meccanismi agenti sbiancanti

 

Il perossido di idrogeno libera ossigeno reattivo, secondo il seguente schema

 

Queste molecole di ossigeno, altamente instabili, penetrano attraverso lo smalto dentale e reagiscono con le molecole delle sostanze cromogene.

Queste sostanze contengono dei doppi legami chimici che assorbono la luce e fanno apparire i denti più gialli e più scuri.

L'ossigeno attraverso la sua azione ossidante rompe questi doppi legami trasformandoli in legami semplici, scomponendo le complesse molecole di pigmento in molecole più semplici, incolori.

Più la concentrazione di perossido di idrogeno è elevata e più è reattivo, rendendo la sua azione più ed dicace e rapida.

 

 

Il perossido di carbammide era usato già negli anni '60 come antimicrobico per ridurre l'infiammazione gengivale e per favorire la guarigione dei tessuti.

I dentisti notarono che c'era un inaspettato effetto sbiancante sui denti, così iniziarono gli studi su questo prodotto.

Solo nel 1989 Haywood e Heymann pubblicarono un articolo su questa tecnica mettendo a punto quello che avrebbe rivoluzionato il sistema degli sbiancamenti dentali, il “nightguard bleaching”, che si avvaleva di una mascherina individualizzata contenente un gel 10% di perossido di carbammide da indossare la notte.

Dopo che ulteriori ricerche ne hanno dimostrato l'efficacia e la sicurezza, il suo uso per gli sbiancamenti dentali è cresciuto in modo esponenziale.

Il perossido di carbammide in soluzione acquosa si scinde in perossido di idrogeno e urea.

 

Contiene il 33 % di perossido di idrogeno, così un gel contenente il 10% di perossido di carbammide corrisponde a uno contenente il 3,3 di perossido di idrogeno.

L'effetto sbiancante non si aumenta solo aumentando la concentrazione dell'agente sbiancante, ma anche calore e luce lo aumentano accelerando la reazione.

Sono state riportate altre forme di attivazione con acido citrico, ma non è chiaro il rischio per lo smalto in quanto sembrano riportate alterazioni irreversibili dello smalto.

Diversi studi hanno evidenziato una riduzione della forza di legame tra denti che hanno subito il trattamento sbiancante e resina composita, ipotizzando che sia dovuto alla presenza sulla superficie dello smalto di molecole di perossido di idrogeno che, oltre a interferire con l'attacco della resina ne inibisce la polimerizzazione.

Tutti i restauri estetici vanno pertanto eseguiti almeno 15 giorni dopo il trattamento sbiancante, quando inoltre vi è una stabilizzazione completa del colore.

Alcuni autori hanno sollevato un interrogativo sulla pericolosità dei radicali liberi (quali O2- e l'OH-) prodotti nel processo sbiancante, ma la Food E Drug Administration ne ha approvato l'uso.

Studi hanno dimostrato che lasciando in contatto soluzioni al 35% di perossido di idrogeno con i denti per 24 ore al giorno per 3 settimane c'è un aumento della porosità dello smalto. Questo è solo in via teorica perché mai nessun trattamento sbiancante può lasciare nemmeno lontanamente per così tanto tempo il gel a contatto con i denti (il 35 % di perossido di idrogeno è infatti utilizzato solo nella tecnica “in-office” sotto la supervisione di un medico dentista e lasciato in contatto con i denti per massimo 30 minuti, con una totale sicurezza).

 
       
 
 

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